Il panel conclusivo della prima giornata di Italia 2035, l’evento promosso da Forbes Italia, ha posto l’accento su una delle questioni più strategiche per il futuro del Paese: la formazione, l’istruzione e le nuove generazioni. Moderato in continuità con il taglio editoriale della giornata, il dibattito ha coinvolto personalità istituzionali, imprenditoriali e accademiche impegnate a delineare un modello educativo innovativo, inclusivo e orientato al lavoro. Tra i temi trattati: il rapporto tra scuola e mondo del lavoro, le competenze digitali, la centralità del merito e il ruolo delle istituzioni nella costruzione di un ecosistema formativo al passo con i cambiamenti.
Luigi D’Alfonso, deputato ed ex presidente della Regione Abruzzo, ha aperto il dibattito con una riflessione sulle diseguaglianze territoriali in ambito educativo: “Non può esserci coesione nazionale senza un accesso equo e di qualità alla formazione in ogni parte del Paese“. Ha sottolineato come la formazione non debba essere solo un diritto individuale, ma una leva strategica per la competitività dei territori. Secondo D’Alfonso, investire in scuole, ITS e università significa costruire opportunità economiche e sociali, soprattutto per le aree interne e marginali. “Il capitale umano va coltivato ovunque – ha aggiunto – altrimenti si rischia una frattura insanabile tra centro e periferia“.
Paola Frassinetti, sottosegretario al Ministero dell’Istruzione e del Merito, ha rimarcato il ruolo centrale della scuola nella costruzione del futuro. “L’istruzione non deve solo trasmettere conoscenze, ma valorizzare il talento, accompagnare i giovani nella scoperta delle proprie potenzialità, formarli al pensiero critico e al lavoro“. Frassinetti ha posto l’accento sull’importanza dell’orientamento scolastico e professionale come chiave per contrastare l’abbandono scolastico e colmare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Ha anche sottolineato la necessità di promuovere l’educazione civica, digitale e ambientale come strumenti per formare cittadini consapevoli e responsabili. “Il merito non è un privilegio, ma una condizione per la crescita collettiva“.
Il membro del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali, Agostino Ghiglia, ha portato l’attenzione su un tema spesso trascurato nel dibattito scolastico: la cittadinanza digitale. “I giovani oggi vivono in rete, ma troppo spesso lo fanno senza consapevolezza. La scuola deve educare all’uso corretto delle tecnologie, alla difesa della privacy e alla gestione dei dati personali“. Ghiglia ha proposto di rafforzare le sinergie tra istituzioni scolastiche, autorità garanti e mondo della tecnologia, affinché l’alfabetizzazione digitale diventi parte integrante del curriculum educativo. “L’educazione alla privacy deve iniziare già nella scuola primaria. Non possiamo più rimandare“.
Danilo Iervolino, imprenditore ed editore, ha offerto un intervento di forte impatto, portando la sua esperienza nel mondo dell’education e proponendo una visione radicalmente innovativa: “Dobbiamo uscire dalla logica dei modelli novecenteschi. Il futuro appartiene a chi saprà apprendere lungo tutto l’arco della vita, in modo flessibile, personalizzato, digitale“.
Iervolino ha criticato la distanza tra il mondo accademico e quello del lavoro: “Oggi il sapere è un bene dinamico. Non possiamo più permetterci università che formano giovani su modelli professionali già superati prima ancora della laurea“. Ha indicato come obiettivo un’educazione orientata all’occupabilità reale, costruita insieme alle imprese, alle startup e ai protagonisti dell’innovazione.
“Bisogna superare il mito dell’unico percorso possibile. Oggi servono didattiche ibride, blended, on-demand. Serve un’università modulare e accessibile, capace di connettersi con il mondo, che premi l’autoformazione e le competenze trasversali“. E ancora: “Il vero capitale oggi non è solo la conoscenza, ma la capacità di apprendere, disimparare e riapprendere. Chi resta fermo è perduto. Chi si forma, vince“.
Ha lanciato un forte appello a investire in formazione digitale, linguistica e imprenditoriale: “Serve una generazione di founder, non solo dipendenti. Dobbiamo allenare i ragazzi al rischio, al cambiamento, alla creatività. La scuola deve insegnare a fallire e a riprovare, non solo a rispettare le regole“.
Iervolino ha concluso il suo intervento con una visione chiara: “L’Italia può essere la Silicon Valley della formazione, ma servono coraggio, visione e un patto tra istituzioni e privati. Il sapere deve essere liberato dai suoi recinti, perché l’istruzione è il nuovo motore dello sviluppo“.
Mauro Masi, presidente della Banca del Fucino, ha chiuso il panel con un intervento che ha collegato il mondo della finanza e quello dell’educazione. “Il valore di un Paese si misurerà sempre più sulla qualità delle competenze dei suoi cittadini. Ecco perché la formazione deve essere la prima voce in ogni agenda strategica“. Masi ha parlato della necessità di un piano nazionale per le competenze, capace di coinvolgere scuole, imprese, università e istituzioni finanziarie in un disegno comune di crescita. “Serve una cultura della competenza, basata sul merito, la responsabilità e l’innovazione“. Ha anche proposto la creazione di fondi dedicati all’education, in collaborazione tra pubblico e privato.
Il panel ha offerto uno sguardo ampio e trasversale su uno dei temi più urgenti del nostro tempo, confermando che solo attraverso un investimento concreto sulla formazione l’Italia potrà affrontare le sfide della trasformazione tecnologica e demografica in modo inclusivo e competitivo.
Italia 2035: La prima giornata dei lavori
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