Da non perdere | Trending

Deserto bancario: 11.500 sportelli chiusi in 10 anni

Imprese e cittadini penalizzati nei territori fragili. Il Cnel propone una legge per fermare l’uscita del credito dai comuni più in difficoltà.
Deserto bancario: 11.500 sportelli chiusi in 10 anni
Alberto Bruschini
Scritto da:
Alberto Bruschini

L’indagine sulla desertificazione degli sportelli bancari in Italia pubblicata il 7 giugno dal settimanale Plus 24 del Sole 24 Ore è incentrata sugli effetti della chiusura degli sportelli nei territori comunali più disagiati della penisola. Negli ultimi 10 anni sono stati chiusi 11.500 sportelli bancari, di cui più di un terzo nelle zone meridionali di residenza dei cittadini, suscitando una crescente esclusione sociale per la mancanza di servizi bancari nelle zone e per le maggiori difficoltà create alle imprese nell’accesso al credito e all’assistenza bancaria.

Addio sportelli bancari

La desertificazione degli sportelli bancari è iniziata con l’entrata in vigore dal 1994 della nuova legge bancaria che ha comportato la privatizzazione del sistema bancario, apertasi con la legge Amato del 1990 (che ha smontato la foresta pietrificata), aprendo la via alle concentrazioni bancarie. La privatizzazione e la concentrazione delle banche ha comportato, rispetto al sistema bancario pubblico disciplinato dal Testo Unico in materia bancaria del 1936, la necessità di creare valore per la remunerazione del capitale sociale versato dagli azionisti.

Per raggiungere questo obiettivo si è reso necessario portare il rapporto tra i costi e i ricavi sotto il 50%, che prima della riforma invece veleggiava sopra al 60%. Il perseguimento di questo obiettivo è stato reso possibile prima per l’avvento di internet e delle mail e poi per lo sviluppo della digitalizzazione fino all’introduzione dell’Intelligenza artificiale. Con l’utilizzo di questi strumenti elettronici si è registrata la chiusura crescente degli sportelli bancari e l’ uscita volontaria del personale, concordata con le banche, utilizzando il Fondo di solidarietà per il personale del credito (Foc), con la perdita di 66 mila posti di lavoro negli ultimi 13 anni.

La rarefazione delle agenzie bancarie sta procedendo anche nel primo trimestre del 2025 con la chiusura di 95 di esse. La profonda trasformazione in atto ha comportato la riorganizzazione degli organi centrali delle banche attraverso la divisionalizzazione della clientela tra imprese e privati e l’ autonomia deliberativa degli organismi all’uopo dedicati. Tale processo non verrebbe messo in discussione se nel territorio nazionale si fosse in presenza di una struttura sociale ed economica uniforme. Purtroppo non lo è. Non sussiste solo la grande differenza tra il centro-nord e il centro sud (al centro-nord il Pil pro capite è circa 33.400,00 euro, mentre al sud è di 18.500,00), ma anche quella relativa alle zone depresse delle regioni del centro-nord.

L’Italia senza banche di prossimità

Il rapporto attuale tra la banca e il cliente (imprese o risparmiatori) ribalta quello vigente con il Testo Unico del 1936, in cui il lavoro delle banche pubbliche era assimilabile allo svolgimento di un servizio pubblico in aderenza con l’art. 47 della Costituzione: “ La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme: disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”.

Il corrente assetto dal sistema bancario, sottoposto alla vigilanza della Banca d’Italia sotto l’egida della Banca Centrale Europea, non ci pare rispecchi il dettato dell’articolo 47 della Costituzione, anche se va riconosciuto che il funzionamento delle banche, sia nella erogazione del credito, che nella gestione del risparmio finanziario sia stato affinato e reso più agevole per i territori ad elevato insediamento produttivo e civile.

Considerata l’evoluzione impressa all’espletamento della funzione bancaria, e le lacune che si sono aperte nelle zone svantaggiate della penisola, appare lodevole la proposta di legge del Cnel contro la desertificazione bancaria presentata alla Camera e al Senato per arginare il disimpegno delle banche nei territori italiani disagiati, che speriamo sia approvata presto. Sussiste tuttavia una questione di fondo che la nostra classe dirigente non ha colto nella sua interezza. La struttura del sistema economico italiano, costituito per il 90% da imprese di minore dimensione, distribuite in territori ad alto radicamento di imprese e di cittadini, soffre la mancanza da parte delle banche dello svolgimento della funzione di banca prossimità con il tessuto economico e sociale di quei territori.

Le sfide future

Il problema non sussiste per i grandi gruppi e le imprese medie esportatrici con un volume di affari superiore ai 100 milioni di euro, attrezzate con la presenza di Cfo (chief finanzial officier), specializzati nella gestione finanziaria delle imprese. Dato che la vulnerabilità del clima sarà il primo problema che dovrà essere affrontato dai territori a forte radicamento produttivo penso che possa essere importante seguire il pensiero di Alessander Langer, un grande ambientalista, che riteneva che “la conversione ecologica potrà affermarsi solo se apparirà socialmente desiderabile”.

In questi territori, con alta presenza di imprese e di cittadini, disarmati di fronte alla chiusura indiscriminata degli sportelli bancari, per far diventare la vulnerabilità del clima “socialmente desiderabile”, si rende indispensabile la riattivazione di servizi bancari di prossimità con il tessuto economico e sociale. Per affrontare le sfide globali facendo leva sulla forza dei territori occorre innalzare la competitività delle imprese, introdurre tecnologie innovative, arricchire le conoscenze tradizionali, favorire la coesione sociale. Un processo di tale natura per essere vincente presuppone la costruzione di un circuito proattivo tra le banche, che si riappropriano della funzione di banca di prossimità, e la società nel suo complesso.

Questo articolo è stato notarizzato in blockchain da Notarify.

QR Code certificazione Notarify

CERTIFIED BY NOTARIFY