L’ingresso della vicepresidente Kamala Harris nella corsa alla presidenza, il mese scorso, ha fatto lievitare la raccolta fondi dei democratici. A luglio le campagne per l’elezione di Biden e Harris, messe assieme, hanno raccolto più del quadruplo rispetto a quella di Donald Trump e hanno cancellato il divario in termini di denaro rispetto all’ex presidente. E i democratici dicono che i gruppi che sostengono Harris hanno raccolto più di 500 milioni di dollari da quando Joe Biden si è ritirato dalla corsa.
L’esplosione della raccolta fondi di Harris dopo l’annuncio della sua candidatura ha superato le più grandi ondate di donazioni a Trump. La campagna del candidato repubblicano ha dichiarato di avere raccolto 52,8 milioni di dollari nelle 24 ore dopo la sua condanna per 34 capi di imputazione a Manhattan a maggio, cosa che aveva portato la piattaforma WinRed, dedicata alle piccole donazioni al partito repubblicano, ad andare in crash per il troppo traffico. Questa cifre è stata superata dagli 81 milioni raccolti da Harris nelle prime 24 ore della sua campagna.
Non sapremo per certo a che punto è il confronto tra le raccolte fondi dei due candidati fino al 20 settembre. Solo allora le campagne consegneranno alla Fec i documenti relativi ai soldi raccolti questo mese.
I democratici stanno superando i repubblicani anche nella raccolta fondi per il partito. Documenti della Fec relativi a luglio mostrano che il Comitato nazionale democratico ha raccolto 316,8 milioni di dollari, contro i 290,7 del Comitato nazionale repubblicano. Il vantaggio resta malgrado i repubblicani abbiano raccolto una somma leggermente superiore il mese scorso: 30,94 milioni, contro i 30,9 dei democratici. I democratici avevano però più liquidità all’inizio di agosto, con 65,8 milioni, contro i 30,9 dei repubblicani. Hanno così cancellato il vantaggio che i conservatori avevano alla fine di giugno.
La campagna di Biden – ora di Harris – ha sempre speso i fondi prima di quella di Trump. A fine giugno dichiarava di avere speso 189,7 milioni di dollari, contro i 92,1 milioni degli avversari. La tendenza si è confermata anche dopo l’ingresso di Harris nella corsa: il mese scorso la vicepresidente ha speso 80,7 milioni, contro i 24,3 del rivale. Le campagne di Biden e Harris hanno speso in totale 329,5 milioni in questo ciclo elettorale, Trump solo 117,2. Ci sono segnali, però, che la campagna dell’ex presidente sta aumentando la spesa ora che Harris ha ridotto il divario nei sondaggi. A metà agosto aveva speso 12 milioni per spot elettorali in alcuni stati chiave. Un investimento che, secondo Axios, ha rappresentato la più grande spesa in spot dai mesi delle primarie.
I miliardari hanno tirato fuori il libretto degli assegni per sostenere entrambi i candidati. Il più grande donatore di Trump è Timothy Mellon, che ha elargito addirittura 115 milioni di dollari, di cui 50 al super Pac Make America Great Again a luglio. Tra gli altri grandi donatori miliardari di Trump ci sono Linda McMahon, moglie del magnate del wrestling Vince McMahon, il dirigente del settore energetico Kelcy Warren, la fondatrice di Abc Supply Diane Hendricks, il miliardario del petrolio Timothy Dunn e la coppia formata Richard ed Elizabeth Uihlein, storici donatori conservatori. Anche il fondatore di Tesla Elon Musk ha appoggiato Trump tramite il nuovo America Pac, ma ha smentito la notizia secondo cui avrebbe donato 45 milioni al mese.
Dopo che Biden aveva ottenuto il sostegno di miliardari come Michael Bloomberg e il fondatore di LinkedIn Reid Hoffman, anche Harris si è garantita l’appoggio di molte persone facoltose, tra cui Hoffman, il co-fondatore di Netflix Reed Hastings, l’ex coo di Meta Sheryl Sandberg e la filantropa Melinda French Gates. Il 31 luglio oltre 100 venture capitalist hanno firmato una lettera in cui appoggiavano la candidatura di Harris e promettevano di votare per lei. Tra loro c’erano miliardari come l’imprenditore Mark Cuban, l’investitore Vinod Khosla e il fondatore di Lowercase Capital Chris Sacca.
Oltre a sostenere la sua campagna, i donatori di Trump hanno anche contribuito a finanziare le sue spese legali personali tramite il Pac Save America. In un primo tempo la campagna di Trump ha indirizzato il denaro di piccole donazioni verso il suo fondo legale, destinando a Save America il 10% di ogni dollaro raccolto tramite il suo sito. Tutto questo è finito quando Trump, a marzo, ha unito le forze con il Comitato nazionale repubblicano, ma ora l’ex presidente sta sollecitando l’aiuto di donatori più grandi, che danno soldi al suo Trump 47 Joint Fundraising Committee. Le donazioni a quel comitato vanno prima alla campagna di Trump – con un contributo massimo di 6.600 dollari alla sua campagna -, e poi fino a 5mila dollari a Save America. Solo dopo che quel tetto viene raggiunto i soldi residui vanno al Comitato nazionale repubblicano e ai livelli statali del partito.
Harris è entrata nella corsa alla presidenza il 21 luglio, dopo che Biden aveva annunciato il ritiro e, pochi minuti dopo, aveva appoggiato la vice. La sua candidatura ha riacceso la gara per la presidenza: Biden affrontava sempre più dubbi e domande sulla sua idoneità mentale all’incarico e i sondaggi davano Trump in netto vantaggio. L’enorme raccolta fondi di Harris riflette il maggiore entusiasmo della sinistra per la vicepresidente ed è stata accompagnata da un’esplosione di meme sui social media e dalla mobilitazione di migliaia di volontari per la sua campagna.
L’ondata di fondi per Harris è avvenuta dopo che Biden aveva mantenuto a lungo un certo vantaggio su Trump nel corso della campagna. Il divario si era però ridotto negli ultimi mesi, dopo che i repubblicani avevano concluso le primarie e si erano compattati intorno all’ex presidente. Trump aveva superato per la prima volta Biden nella raccolta fondi ad aprile, quando aveva unito le forze con il Comitato nazionale repubblicano ed era ancora in corso il suo processo a New York.
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