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La spesa per la Difesa sfiora i 7 miliardi al giorno a livello globale. Leonardo nella top 10 del settore per ricavi

L'Area Studi di Mediobanca ha presentato l'analisi sui conti delle multinazionali industriali, con un focus sui big della Difesa
La spesa per la Difesa sfiora i 7 miliardi al giorno a livello globale. Leonardo nella top 10 del settore per ricavi
Massimiliano Carrà
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Massimiliano Carrà

Oltre 15,4 mila miliardi di euro e di ricavi e 30,3 mila miliardi di euro di capitalizzazione, ossia il 32% del valore complessivo delle Borse mondiali. Sono questi alcuni dei dati più importanti evidenziata dall’ultima analisi dell’Area Studi di Mediobanca che ha esaminato i conti annuali del 2023 di oltre 33o multinazionali industriali suddivise per comparto. Lo studio contiene inoltre un approfondimento sui trenta principali big della Difesa con ricavi individuali superiori a 1,5 miliardi di euro, di cui 15 hanno sede negli Stati Uniti, dieci in Europa e cinque in Asia.

Multinazionali: tra ricavi e investimenti

Nel 2023 i ricavi delle maggiori multinazionali industriali mondiali sono mediamente in crescita dell’1,4% sul 2022. Si distinguono i produttori di automobili (+14,4%), al centro di un profondo processo di riconversione produttiva verso una mobilità sostenibile, e le WebSoft (+10,9%), mentre risultano in contrazione a doppia cifra l’Oil&Gas (- 15,5%), il chimico (-12,1%) e il metallurgico (-11,3%). Redditività sopra la media anche per l’industria delle bevande (18,5% come nel 2022), della moda (17,2%), le telco (15,3%) e l’elettronica (13,9%; -1,6 p.p.). In coda la GDO (4,4%)

Interessante anche il dato sugli investimenti: in crescita media del 10,2% rispetto all’anno precedente, con progressioni più evidenti per il metallurgico (+32,6% sul 2022) e l’automotive (+25,7%) e contrazioni per le WebSoft (-10,5%) e le Telco (-9,4%). In media, gli investimenti rappresentano il 6,5% dei ricavi, con i valori più elevati riscontrati per Telco (17,2%), Automotive (9,5%) e Oil&Gas (9,0%).

I rendimenti in Borsa: vincono le Websoft

Nel 2023 il rendimento azionario delle multinazionali industriali vede sul podio le WebSoft (+70,6%), l’automotive (+51,1%) e l’elettronica (+48,6%). In diminuzione, invece, l’industria delle bevande (-4,8%) e l’alimentare (-2,1%). Mediamente le multinazionali presentano una capitalizzazione pari a 3,5 volte i mezzi propri, con il rapporto prezzo su patrimonio netto più elevato per i produttori di aeromobili (6,3), le WebSoft (6,3) e l’Elettronica (6,2).

Nel primo trimestre 2024 volano i big della difesa e Websoft

Numeri importanti che, peraltro, sono continuati a crescere anche nel primo trimestre del 2024, soprattutto guardando ai big del settore della difesa che ha messo segno un rendimento azionario del 22,8%, seguiti dalle società attive nel comparto Media&Entertainment (+19,0%) e la moda (+17,9%). In coda invece il settore alimentare (-1,4%), quello metallurgico e Oil&Gas (entrambi +1,4%).

Il rendimento dei player della difesa risulta tre volte superiore al +7,1% dell’indice azionario mondiale, con i gruppi europei (+42,3%) di gran lunga davanti a quelli statunitensi (+8,6%). Le migliori performance sono appannaggio delle tedesche Rheinmetall (+80,5%) e Hensoldt (+80,3%), seguite dalla svedese Saab (+56,7%) e da Leonardo (+55,9%), con Fincantieri (+21,9%) al nono posto. Nello stesso periodo il giro d’affari delle maggiori multinazionali industriali mondiali cresce mediamente dell’1,5% sul primo trimestre 2023. Si distinguono le WebSoft (+13,9%), seguite proprio dai player della difesa (+8,2%) e dai produttori di aeromobili (+7,5%). In ridimensionamento i ricavi del metallurgico (-10,1%), dell’Oil&Gas (-7,8%), dell’alimentare (-5,7%) e del chimico (-5,6%).

Area Studi Mediobanca

Mediamente in aumento anche la redditività: nel primo trimestre 2024 il margine operativo netto segna +2,6% anno su anno. In accelerazione a doppia cifra le WebSoft (+53,8%), l’elettronico (+21,3%) e il comparto Media&Entertainment (+15,5%), con in forte contrazione il metallurgico (-28,1%), l’Oil&Gas (-19,4%) e l’automotive (-10,0%).

Vola la spesa per la difesa: 6,7 miliardi al giorno

La spesa globale per la difesa ha raggiunto il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari nel 2023 (2,3% del Pil mondiale). Si tratta di una cifra pari a 6,7 miliardi di dollari al giorno, registrando un incremento del 6,8%, il più marcato dal 2009, in risposta alla guerra in Ucraina e alle tensioni geopolitiche in Medio Oriente.

La spesa mondiale per la difesa pro-capite risulta la più alta dal 1990, raggiungendo i 306 dollari a persona, pari a 0,8 centesimi di dollari al giorno. Il 37,5% della spesa globale fa capo agli Stati Uniti (916 miliardi di dollari), seguiti da Cina con il 12,1% (296 916 miliardi di dollari), Russia (4,5%), India (3,4%) e Arabia Saudita (3,1%). L’Italia è dodicesima con l’1,5% del totale mondo: 35,5 miliardi di dollari, pari a 97 milioni di dollari al giorno, con incremento del +5,5% atteso per il 2024. Costa Rica, Islanda e Panama non sostengono alcuna spesa per la difesa.

La classifica cambia se si considera l’incidenza sul Pil: di gran lunga al primo posto si colloca l’Ucraina con il 36,7%, in ulteriore accelerazione sul 2022 (25,9%) e sul 2021 (3,2%, quando era in 15esima posizione). Seguono alcuni Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, con la Russia in settima posizione (5,9%), gli Stati Uniti in 22esima (3,4%), la Cina in 69esima (1,7%) e l’Italia in 75esima (1,6%). Come richiesto dalla Nato nel 2014, l’Italia sta progressivamente innalzando la propria spesa nella difesa con l’obiettivo di raggiungere la soglia del 2% del Pil, sebbene persistano forti dubbi sull’effettiva fattibilità di tale traguardo entro il 2028.

I cittadini che spendono di più per la difesa

I cittadini che spendono maggiormente per la difesa del proprio paese sono Qatar (15,7 dollari pro-capite al giorno nel 2023), Israele (8,2) e Stati Uniti (7,4). I quasi due dollari (1,7 dollari) al giorno dell’Italia rappresentano oltre il doppio della media mondiale (0,8 centesimi), circa tre volte in meno dell’Ucraina e il 20% in meno della Russia. La quota di spesa pubblica dedicata alla difesa è più elevata in Ucraina e Bielorussia con oltre la metà del totale, mentre l’Italia si colloca nella parte bassa della classifica (121esima) con il 3,0%, inferiore alla media mondiale del 6,9% che invece è superata da Russia (16,1%) e Stati Uniti (9,1%).

I big player Usa dominano la classifica

Partendo dal presupposto che sulla base delle varie tensioni geopolitiche, si prevede nel 2024 un ulteriore incremento dei ricavi (+6%) rispetto al 2023 – durante il quale era già stata registrata una crescita significativa del giro d’affari aggregato per i trenta gruppi mondiali operanti nel settore: complessivamente 456 miliardi di dollari, di cui 321 miliardi generati specificatamente dalla difesa – il panorama è dominato dai big statunitensi con una quota del 74% del totale, seguiti dai gruppi europei con il 22% e da quelli asiatici con il 4%.

Gli Stati Uniti, con 15 player, si aggiudicano il primato anche a livello numerico davanti alla Francia, distanziata con tre società. Due gruppi ciascuno per Germania, Gran Bretagna, India e Italia che conta per il 19% del giro d’affari europeo e per il 4,2% di quello mondiale. I primi cinque posti per ricavi stimati generati dal comparto della difesa sono occupati esclusivamente da gruppi statunitensi: Lockheed Martin (55 miliardi di euro nel 2023), RTX (36,8 miliardi di euro), Boeing (31 miliardi di euro), Northrop Grumman (30,6 miliardi di euro) e General Dynamics (26,8 miliardi di euro).

Area Studi Mediobanca

E le società italiane?

Come si vede dall’immagine, Leonardo si colloca in ottava posizione con 11,5 miliardi di euro. 25esima invece Fincantieri con 2 miliardi di euro. Circoscrivendo all’Europa, nella top 10 troviamo al primo posto la britannica BAE Systems (con 25,8 miliardi di euro), seguita appunto da Leonardo e dalla francese Thales. Fincantieri è nona. Mediamente la capitalizzazione risulta 4,6 volte i mezzi propri, con le italiane fra le meno valorizzate dalla Borsa: Fincantieri quota 2,2 volte il capitale netto e Leonardo registra un valore di Borsa allineato ai mezzi propri.

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