Parigi smentisce, Milano tace. Ma l’ipotesi di un matrimonio tra Unicredit e Société Générale lanciata (anzi rilanciata) con grande evidenza dal Financial Times gode già dei favori di Piazza Affari, che in apertura ha premiato il titolo del promesso sposo italiano con un eloquente rialzo del 3,7%, meglio della banca francese (comunque su del 2,2%). Poi, complice la cautela sul settore bancario, il rialzo è svanito (alle 10.30 Unicredit +0,33%): il mercato, superata l’euforia iniziale mette nel conto gli ostacoli sulla strada del merger gradito a Jean-Pierre Mustier, il numero uno dell’istituto italiano che ha alle spalle una lunga carriera nella banca della Defence, la fidanzata storica di Unicredit.
Le prove di fidanzamento tra le due banche, infatti, risalgono addirittura a 15 anni fa. Correva il 2003 quando Alessandro Profumo, all’epoca numero uno di Unicredit, e Daniel Bouton avviarono i primi contatti caduti nel nulla per motivi di bandiera: né la banca francese né quella italiana – cresciuta in quegli anni grazie all’acquisizione della tedesca Hvb – accettarono di fare un passo indietro sulla sede centrale. Nel frattempo la crisi dei subprime fece decadere il progetto: Unicredit, tra un aumento di capitale e l’altro, dovette rinunciare alle ambizioni di grandezza. Andò ancor peggio a Socgen, colpita e quasi affondata dall’affaire Kerviel, il trader che con operazioni spericolate (in assenza d adeguati controlli) provocò perdite miliardarie. A gestire l’emergenza in quei giorni ci pensò uno dei massimi “cervelli” di Socgen, Jean-Pierre Mustier che riuscì a mettere in salvo una parte del patrimonio dell’istituto e così a sfuggire alle conseguenze peggiori del crack. Cionondimeno Mustier dovette rinunciare all’ambizione di prendere il posto di Bouton nel 2009. Di qui un esilio dorato in alcune delle principali boutique finanziarie europee prima del rilancio, in due tappe, in Unicredit.
La breve cronistoria permette di mettere a fuoco la cornice psicologica di un potenziale merger, che ha dalla sua molte ragioni.
Non mancano però i punti di debolezza del piano:
La sensazione, in sintesi, è che lo “scoop” del giornale britannico faccia riferimento a un’operazione per ora sospesa, a fronte di un quadro che non è certo propizio per gli affari comuni nell’area euro. Ma l’attrazione reciproca tra i due istituti resta altissima.